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Zebre e Cavalli

Ho letto Armi Acciaio e Malattie una decina di anni fa ed è senza dubbio un testo che mi ha lasciato qualcosa. Non posso dire di avere una grande memoria, visto che mi segno su Google Calendar qualsiasi cosa, dagli orari dei doposcuola agli appunti per la spesa, ma quei due o tre concetti che mi voglio ricordare, e che a volte salvano o ravvivano una conversazione, cerco di conservarli in qualche angolo sicuro. Uno di questi parla di zebre e cavalli, e fa parte della ricerca di Jared Diamond, che nel suo libro prova a dare qualche risposta alla domanda delle domande: come mai, nel corso inarrestabile e ondivago della Storia, alcuni popoli hanno prevalso su altri? Perché esiste una parte di mondo, diciamolo, più fortunata, e molte, troppe altre parti di mondo che annaspano sotto la soglia della povertà?

La riposta non è definitiva e non è unica. Vi sono tante microscopiche spiegazioni, che si intrecciano, si accatastano l’una sull’altra, fino a formare una sequenza disordinata come la Storia stessa, ma comprensibile. Tutto è dovuto alle condizioni di partenza. E una delle condizioni madri che distingue l’Europa dall’Africa è la presenza di cavalli nel nostro continente, e di zebre in quello a Sud del Mediterraneo.

Il genere è identico, parliamo di Equus, mentre è il sotto-genere degli esemplari a strisce bianche e nere a incasinare il tutto: le zebre sono hippotigris, anche se ormai alcuni la considerano una tassonomia desueta. Eppure, aldilà delle etichette, le zebre sono sopravvissute nei secoli ad ogni tentativo di addomesticamento. E non si dica che l’uomo, nell’avanzare dei secoli, non ci abbia provato. Ma niente, alle zebre non è mai interessato fungere da mezzo di locomozione dei bipedi, e tanto meno hanno prestato il dorso e la loro forza per essere usate come animali da traino o da soma. Figuriamoci essere sellate!

E direte, allora le zebre degli zoo o (sigh…) dei circhi? L’osservazione è corretta, la differenza è che in questi casi si tratta di ammaestramento di animali solitari, lontani dal loro habitat e dai loro istinti. Perché quel che rende la zebra non addomesticabile sta proprio lì, nella sua condizione di partenza. Se è vero che ogni mattina in Africa una gazzella si sveglia, ecc… è così anche per la zebra, che fin dagli albori ha sviluppato sensi e capacità utili a sopravvivere in un ambiente ostile, zeppo di predatori. Al cavallo, tra i colli dell’emisfero boreale, è andata un po’ meglio. Senza doversi guardare le spalle continuamente, il cavallo ha sviluppato un carattere più docile e mansueto: una zebra è in grado di uccidere un leone con un calcio, un cavallo può essere sellato e cavalcato da un bambino.

Eccola qua, la grande differenza, uno degli assi che le civiltà europee hanno potuto giocare al tavolo delll’evoluzione: i cavalli come macchine da lavoro, da traino, da trasporto e da guerra, ben prima della rivoluzione industriale, hanno garantito un vantaggio decisivo durante lo scorrere del tempo.

Le zebre, dal canto loro, hanno fregato l’Africa intera grazie alla loro innata e tuttora invincibile sete di libertà.

Crediti Immagine: pxleyes

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