- SPOILER ALERT: Narcos, La casa di Carta, 13
- CONSIGLI NON RICHIESTI: Guardatevi Atypical e Better Call Saul
- BREAKING BAD ADDICTED: Non vi consiglio e non metto spoiler alert su Breaking Bad, perché non c’è bisogno, ormai lo hanno visto tutti. Giusto?
In realtà esistono, le terze stagioni, anzi è proprio un proliferare, ma forse, se potessero scegliere, anche loro resterebbero dentro i cassetti degli sceneggiatori, e non uscirebbero fuori, sui nostri streaming, per farci sussurrare dentro il nostro cervello o al compagno di divano “ok, c’è di peggio, ma era proprio necessario?”
Tuffiamoci dentro ad alcuni casi concreti, senza preamboli.
Parliamo di Narcos senza Escobar. Con tutto il bene che si può volere all’agente Peña, dai. Era finita lì. Pablo muore sui tetti di Medellin, addio. Sì, lo sappiamo, con lui non è certo defunto il traffico di droga, anzi. Ma la serie senza Escobar, senza i suoi baffoni, senza il suo plata o plomo, senza la sua furia, senza il suo faccione, è un racconto come tanti. Una narrazione monca. E ve lo direbbe anche lui, magari in un meme.

Dalla Colombia a Madrid.
La casa de Papel. Boom e ancora boom, due stagioni da urlo, per quanto fantascientifiche, bizzarre, e diciamolo, assurde. Il Profesor è un personaggio centrato, la squadra coi nomi di città ben assortita e gli attori reggono. Sono simpatici. Sono fighi. Tifiamo per loro e con loro cantiamo Bella Ciao. E alla fine escono col malloppo sui furgoni della Estrella Galicia – che product placement, a proposito! – evviva, che meraviglia, addio ragazzi, è stato bello conoscervi, godetevela.
E invece no, all’inizio della terza ritroviamo Tokyo (oh, Tokyo, Tokyo, in effetti tu mi eri mancata) e Rio su un’isoletta, ma lei è in fregola e vuol tornare a girovagare nel mondo. Uffa.
Ma non potevate spassarvela senza combinare casini?
E dire che io sono uno che ha visto la terza stagione tutta d’un fiato, e mi è pure piaciuta, ma quando ho visto Raquel nascondersi in una cassapanca con una gallina – è il primo cazzo di posto dove guarderanno, ma dai? – e il prof mimetizzarsi su un albero a tre metri di altezza, tipo Rambo, senza esser visto o odorato dai cani – ho pensato che forse se ne poteva fare a meno. Eppure, guarderò anche la quarta, visto che ormai siamo “in guerra”, come direbbe Sergio.
13, ovvero Thirteen. Due stagioni da calci nello stomaco, ma calci forti. Una ragazzina si è tolta la vita e ha lasciato delle cassette registrate in cui spiega il suo gesto. Riavvolgiamo i nastri e rimaniamo sconvolti, attoniti, stringiamo i denti e gli occhi si inumidiscono.
Alla fine dei nastri, la storia è chiusa, sappiamo tutto, non vogliamo sapere altro.
Ho visto dieci minuti della terza stagione e l’ho chiusa lì.
Ma perché succede? Perché le terze stagioni, non sempre ma tante volte, deludono? (e magari anche le seconde, in certi casi?)
Beh, un’idea che molti condividono è che tante serie tv vengono scritte per durare una o al massimo due stagioni, per vedere come va. Ma poi accade qualcosa di irreversibile: alcune di esse hanno un successo inaspettato. Incassano. Fanno lievitare i prezzi della pubblicità. E allora si cavalca l’onda del denaro, si richiamano gli sceneggiatori, si risistemano gli attori e poco importa se qualche faccia cambia.
Lo show prosegue, la massa è stata creata, i fan vanno in giro a divertirsi e fare cosplay mascherati da Salvador Dalì e il prodotto continua a esistere nei nostri scaffali virtuali, in quei rettangoli che scorriamo la sera tardi su Netflix&Co alla ricerca di qualcosa da vedere. Poche, pochissime serie ormai, scampano alla legge della terza stagione. Di solito sono quelle pensate e costruite per durare, e tra queste si staglia come un gigante sulle altre Breaking Bad, ideato e scritto come un lunghissimo film, a mio modo di vedere LA Serie del nuovo millennio. Ho parlato di Lost come serie fondamentale, sono mica confuso? No. Lost ha dato il via, ma alla fine ha deluso. BB è un capolavoro narrativo. Arriviamo dopo 5 stagioni di fronte alla scena della mitragliatrice e quando Bryan Cranston Walter Hartwell White ovvero Heisenberg crolla a terra non siamo stanchi, non siamo sazi. Preghiamo per vederlo respirare, per trovare un indizio di vita che ci conduca alla sesta stagione.
E invece era giusto che finisse lì, come dimostra il flop del Camino. Per prolungare il successo è stato invece azzeccato lo spin-off, quella goduria di fotogrammi e di richiami che è Better Call Saul, che tutti, nessuno escluso, dovrebbero vedere (tranne chi non ha ancora visto Breaking Bad, come se davvero potesse esistere qualcuno che non l’ha visto). Better Call Saul è un’altra di quelle serie che si è salvata dalla ghigliottina della terza stagione, anzi forse proprio nella terza ha vissuto il suo momento più alto. E sempre a proposito di serie che proseguono e mantengono coerenza, interesse e consistenza, io in questo periodo sto guardando Atypical, giunta proprio alla terza stagione. Anzi, ora lo metto nei consigli non richiesti: guardatevelo, ne vale la pena.
Ecco, allora, arrivati in fondo, lo ammetto, ho mentito: non è vero che non esistono più le terze stagioni, ma come titolo del post era perfetto!
Due postille:
1) vi sono piaciute la 3 e la 4 di Narcos? Sono felice per voi, ma Pablo non approverebbe, sappiatelo 🙂
2) ci sono altre serie che vi vengono in mente la cui terza stagione ha deluso, o al contrario, vi ha entusiasmato? Scrivetemele!
Crediti Immagine: Jamovie