My Corona

Non farò un articolo sul coronavirus per qualche click in più
Non farò un articolo sul coronavirus per qualche click in più
Non farò un articolo sul coronavirus per qualche click in più
Non farò un articolo sul coronavirus per qualche click in più

Un po’ Bart Simpson e un po’ Jack Torrance, me lo sono ripetuto più volte in questi giorni.

E invece, eccomi qua: quando ho letto che l’azienda produttrice della birra Corona ha perso l’8% in Borsa (150 milioncini) mi sono arreso. Il tracollo a Wall Street di uno dei brand più famosi del Messico (e del mondo) è figlio dell’associazione mentale corona-coronavirus, stimolato da alcuni meme (già, ancora loro, che fissa!) circolati in rete.

Devo ringraziare Francesca Corrado per aver scritto un post chirurgico sul tema: mi ha permesso di scoprire questo cortocircuito comunicativo ben descritto da IlSole24Ore, che ha effetti reali sull’economia. Non siamo più nel campo dei meme che ci fanno solo ridere. Siamo dentro la finanza, i soldi veri.

La notizia merita una riflessione più ampia, che si avvicina alla neuroscienza, a come diavolo funziona il nostro cervello.

Già. Come diavolo funziona il nostro cervello?

Quel che ha mosso il panico da coronavirus sono stati i dati, e i risultati non sono stati brillantissimi. Fosse stata un prova di sopravvivenza, saremmo rimandati a Settembre. I media hanno fatto il loro, raccontando una storia talvolta parziale, talvolta comoda ai loro fini, basta guardare i due titoli di Libero a distanza di pochi giorni per capire tutto:

Dobbiamo però abituarci a filtrare i media.
Anche se sono autorevoli o li consideriamo tali. Dobbiamo abituarci a cercare la seconda notizia.
Ad aspettare i canali ufficiali.
A verificare le fonti. Non c’è più tempo per dire “vabbè, ho condiviso una bufala, ma il concetto è vero”.

Se oltre ai 3000 morti e 90 mila infettati questa storia può lasciarci qualcosa, è una maggiore consapevolezza del mondo connesso in cui viviamo.

In attesa del vaccino per Covid19, ci serve un vaccino di consapevolezza, che è un esavalente: calma, lucidità, compostezza, comprensione, attenzione, cognizione. Sei parole non scontate, che sono scomparse dalla narrazione quotidiana. Siamo volati da Morgan alla corsa agli scaffali, e ora, complice qualche cauta rassicurazione mediatica, stiamo di nuovo, di già, troppo presto, troppo in fretta, tornando al pre-coronavirus tuffandoci nel post-coronavirus. E’ sufficiente contare solo i casi gravi per ridurre il panico, così scrive Repubblica:

Cerchiamo la notizia successiva, perché arriva la primavera, l’estate, abbiamo bisogno di viaggi, di uscite serali, e non vogliamo più infettivologi, quarantene, zone rosse, Barbara D’Urso che ci spiega come lavarci le mani, e di scuole chiuse. Cioè scuole chiuse sì, ma alla loro naturale conclusione.

Abbiamo bisogno di Giugno, del solstizio, di sabbia nei piedi.
Di prenotare un volo. E ne ha bisogno l’economia mondiale.

Ci metto qualche euro sopra, tempo una settimana e covid 19 passerà in quarta pagina.

E noi torneremo a bere Corona.

(che poi a me la Corona non piace, ma mi ha intenerito sta storia, magari una cassa o un barilotto da spillare lo comprerò).

E ora, balliamo!

(non perdetevi i commenti sotto al video…)

Crediti Immagini: Wired, Repubblica.

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