“C’è un film che rivedresti tutti i giorni senza mai stancarti?”
“Interstellar”.
E’ la mia risposta, e nella presunzione di chi diventa fan di qualcosa, penso che dovrebbe essere la risposta di tutti.
Ho messo in sottofondo la colonna sonora di Hans Zimmer – il compositore che è andato a braccetto di Nolan in tante sue produzioni – l’ho messa apposta per scrivere come se fossi sotto l’effetto di una droga, l’emozione che mi provoca ogni singola particella video e audio di questo film.
Oltre il capolavoro, oltre il senso di tutto. Penso sia il film del nostro millennio, e che non ci saranno altre pellicole come questa per tanti, tanti anni. Forse decenni.
C’è la Storia, c’è il mistero, la scienza, la fantascienza, eppure c’è anche molta Terra, un involucro di tre ore pieno di umanità: in fondo, riflettendoci, la pivot del film è il rapporto padre-figlia. Non mi viene in mente altro di più classico, direi un clichè, eppure…
…il videomessaggio di Murph a Cooper, ne vogliamo parlare?
Sono momenti di finzione cinematografica che ti restano dentro, è forse questo che più mi affascina di Interstellar, una composizione fatta di pezzettini che anche presi da soli valgono tutto il film. Sarà che porta sullo schermo più di una vita intera, e tutte quelle teorie dello spazio tempo, del tempo che corre o rallenta in modi che nella nostra limitata visione quotidiana sono incomprensibili.
Spiegabili, ma incomprensibili, se ci mettiamo la testa.
Quando Cooper finisce dritto nella quinta dimensione, ci finiamo anche noi. Cerchiamo di capire cosa fare, come fare, sentiamo lo spiegone nel dialogo tra Cooper e TARS (benedetti siano gli spiegoni dei film di Nolan, alla faccia dei detrattori) e sì, qualcosa capiamo, o almeno convinciamo noi stessi che abbiamo capito. Che abbiamo colto. Nella scena del tesseratto siamo quasi alle fine delle due ore e quarantanove minuti di Interstellar, e anche questa scena è un film nel film, di una bellezza scenografica ed emozionale smisurata.
Mi fermo un attimo. Non devo esagerare con questa esegesi che sta mutando in apologia.
Ma Interstellar è un pezzo d’arte, è la starry night del cinema, il Colosseo di celluloide, rappresenta quello che Bohemian Rhapsody è per la musica.
Interstellar è per il cinema contemporaneo un tutto definitivo. Non manca nulla.
Ho altri film nel cuore, altri film che rivedo volentieri, ma Interstellar mi accende qualcosa di serio, gli altri al confronto non hanno nemmeno il pulsante da schiacciare.
Se fosse un politico vi direi di votarlo, se fosse una pietanza vi direi di mangiarla, ma è solo un film e a chi non lo ha visto dico di guardarlo.
Anche se non vi piacerà, mi ringrazierete.