Come finisce Gomorra?

SPOILER ALERT

Sei anni e sembravano di più. Se me lo avessero chiesto, quando è andato in onda il primo episodio di Gomorra, avrei detto almeno otto anni fa. E invece sono solo sei. Siamo a Giugno del 2014 e dalle righe di Roberto Saviano Cattleya, Fandango, Sky avviano quella che a detta di tutti diventerà (e sarà) la serie tv italiana “più americana di tutte”. Vista in 190 Paesi, budget che supera i 100 milioni di euro. Fotografia, cast, sceneggiatura curati nei minimi dettagli, di recente inserita tra le migliori serie internazionali dal New York Times, Gomorra è uscita di scena da pochi giorni, con la messa in onda della quinta e ultima stagione.

Chi scrive ha resistito per tanti anni alla visione. Non ero entusiasta di appassionarmi ad un argomento così duro, così reale, così contemporaneo. Avevo tifato per la banda della Magliana nel Romanzo Criminale, perché fatti e personaggi appartengono al passato. Gomorra invece racconta quello che accade ogni ora a Secondigliano e dintorni, ci fa vedere l’assenza delle forze dell’ordine, le periferie in mano ai clan, il business della morte, la droga, attorno a cui ruotano le vicende di persone prima, e personaggi poi. I Savastano non esistono, ma esistono. I cadaveri che vediamo cadere senza scampo e senza commiato sono fiction, ma sono reali. Mi sono sempre tenuto a distanza da Gomorra e poi, complice la pandemia, ho ceduto, recuperando le quattro stagioni nel corso di un anno e poi godendomi l’ultima, non prima di aver visto il film di raccordo, l’Immortale.

Parto dal fondo e ci resto, senza addentrarmi in altri giudizi. I finali di un’opera audiovisiva o letteraria, di un libro, di un film, di una serie tv, sono sempre difficili da scrivere, perché si sa già che sarà impossibile, o almeno improbabile, accontentare tutti. Restando dentro Gomorra, c’è chi avrebbe voluto veder morire Ciro o Genny, chi tifava per un finale a sorpresa, chi sognava un ricongiungimento familiare, chi una nuova fratellanza tra i due protagonisti. Gli ultimi minuti sfiorano tutte queste aspettative, ma le lasciano incomplete. La famiglia di Genny si riunisce per poi spezzarsi: lui resta sulla spiaggia, insieme al fratello ritrovato; nessuno dei due sopravviverà, e la sorpresa non è che muoiano entrambi, o che muoia, dopo esser già morto una volta, l’Immortale. La sorpresa dello spettatore sta nella totale assenza di poesia nella loro morte. Cadono uno dopo l’altro sotto i colpi del buio armato da sconosciuti. E cadono vicini, qui sì con vena poetica. Ma è solo un tocco di cordialità verso chi guarda dentro un universo che non ha pietà. Sappiamo che Azzurra e Pietro sono salvi, e tanto ci deve bastare. Le vite dei due protagonisti si spengono insieme, per mano altrui, senza appello, senza dirsi nulla, lasciandoci ai titoli di coda. La consolazione è che Ciro non si sia fatto soggiogare dalla vedova del Galantuomo, lei sì, caduta con grande soddisfazione dei fan della serie.

Ciro e Genny diventano grandi da fratelli, e muoiono da fratelli. C’è una traccia di romanticismo, l’unica di tutte e cinque le stagioni, spietate, dure, fatte di omicidi in penombra e infamità a ripetizione.

Dentro le teste degli addicted delle serie tv, il lascito di Gomorra è un grande vuoto: all’orizzonte, almeno tra le serie nostrane, non si vedrà per tanto tempo una produzione in grado di colmarlo. E’ stata senza dubbio una grande avventura televisiva, proprio per questo difficilmente ripetibile e non avvezza nemmeno a spin-off o surrogati. Perché a forza di atterrare protagonisti, accà noun è rimast nisciuno.

Sappiamo che alla fine ‘a creatura, Pietro, è chiù important’e tutte cose, e probabilmente, è giusto così.

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