Dov’è la vittoria

Una sera di Maggio.

Marco è in un pub del centro coi suoi amici. Sono tutti poco più che ventenni e aspettano il fischio d’inizio di Italia-Marocco, primo match della fase a gironi di United 2026. L’ultima volta erano bambini, hanno ricordi vaghi. Sono cresciuti orfani dei Mondiali, i loro nonni parlano di Pablito Rossi, i loro genitori del Divin Codino, di Totti, di Cannavaro, del no-look di Pirlo, della testata di Zidane e del rigore di Grosso. Loro ascoltano quasi assenti.

L’Italia dei millennials ha vinto un Europeo, ma quando si chiacchiera davanti ad una birra il discorso finisce sempre così: “sì ok ma i Mondiali sono i Mondiali”. Nessuno degli amici di Marco, nemmeno lui che tifa Atalanta , ha visto vincere una coppa europea dalla propria squadra del cuore. Il calcio italiano, per la loro generazione, è un calcio minore, un calcio che non sa più di strada: nessuno di loro ha mai giocato in piazzetta, con gli zaini che fanno da palo e la traversa che è fin dove arriva il portiere.

E’ il 2026 e ora, finalmente, Marco e i suoi amici possono riprendersi qualcosa. Forse qualche notte magica, magari una vittoria in una partita, che ai Mondiali manca dal Giugno 2014, 2 a 1 all’Inghilterra, una vittoria che diede coraggio ma che alla fine fu inutile.

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Non si può dire nulla, di questa Italia che ha perso ogni contatto con quel trofeo tanto caro, un pallone alzato al cielo, disegnato tra l’altro da un italiano, Silvio Gazzaniga.

Si può solo sperare che Marco e i suoi amici, quella sera di Maggio, tra quattro anni, possano davvero vedersi in un pub del centro.

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