1. Cecità

Nostro padre ci faceva esercitare ad esser cieche. Diceva, potrebbe servirvi nella vita, potreste diventarvi davvero, cieche, potreste trovarvi in una buia stanza, diceva così, con l’aggettivo prima del sostantivo, e non sapere come uscirne e inoltre se vi abituate a non vedere allenate gli altri sensi. E così ci faceva bendare, e noi a otto e nove anni stavamo al gioco che gioco era fino ad un certo punto, mi ricordo le ginocchiate le prime volte, gli spigoli del tavolo nell’addome, il dito piccolo del piede nelle gambe delle sedie. Non era una tortura, non era sadismo, non lo vivevamo in quel modo, diciamo piuttosto un mosca cieca livello Pro. Io ero la più grande, pur di quattordici mesi soltanto, e mi imponevo, questo mi sembra di ricordare, di fare la sorella maggiore, anche se di fatto ci sentivamo due gemelle. Dicevo a Maria dai coraggio, la incitavo a muoversi con attenzione ma in modo deciso per uscire dalla cucina e arrivare in camera, ad esempio, o eseguire altri piccoli comandi con la benda sugli occhi, come accendere la tv e mettere Netflix, preparare una tazza di latte caldo, svuotare la lavastoviglie.

Nostro padre monitorava, poneva attenzione affinché non ci facessimo male SUL SERIO, come diceva lui, che una sbucciatura guarisce, un bernoccolo pure.

Lascia un commento