Stavo rileggendo la bozza del post che ho preparato, il tema è il gioco, perché giochiamo e cosa comunichiamo giocando, e mi è venuto in mente questo libro, un testo dell’esame di sociologia della Comunicazione (forse).

Il saggio di Berger non riguarda il gioco, ma le manifestazioni comiche nel corso della storia dell’uomo.
Ok, ma come diavolo ci arrivo adesso a parlare di partitelle in piazza, calciobalilla e sfide a pro evolution soccer partendo da qui?
Un passo alla volta. Nel saggio, violentando la memoria e andando a spulciare le parti sottolineate, alla fine si sostiene la tesi che la comicità, e quindi l’esser felici, il provare sentimenti positivi, siano elementi connaturati alla natura stessa dell’uomo. Anche Kant vedeva nel gioco una funzione di sviluppo biologico e spirituale dell’uomo, e la più famosa Dichiarazione di Indipendenza mai scritta, quella a stelle e strisce, ci ricorda che
tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.
Felicità. Stare bene. Benessere. Ecco il link alle nostre storie contemporanee, fatte di palloni da calcio, biliardini e videogiochi.
L’ultimo va in porta.
Chi fa questo vince.
Gancio e rullare non vale.
6 a 0 cappotto.
Voglio giocare finché non mi fanno male i pollici!
Quest’anno prendiamo pes o fifa?
Chi di voi – forse più maschietti che femminucce, mi rendo conto – non sorride leggendo queste frasi? A chi non vengono in mente le esultanze scomposte dopo un gol in piazzetta, un 10-9 a calcetto sudatissimo, una rete alla Playstation all’ultimo respiro?
Di questo stiamo parlando, di come ci sentiamo giocando, e di come giocando, comunichiamo: di videogiochi abbiamo già detto, di calcio pure, e facendo una crasi (come mi piace questa parola!) finiamo per forza a parlare di PES, o FIFA, per chi preferisce EA Sports, uno o l’altro è uguale. Stiamo parlando di mettersi sul divano, leggermente chinati verso la tv, joypad in mano, sfidando la console o gli amici, o qualche sconosciuto collegato dall’India o dal Sudamerica. Stiamo parlando di momenti, o meglio di ore o mezze giornate in cui il resto del mondo non esiste.
Questo, però, è anche un post che vuol parlare di musica, e in particolare di una canzone a tema, questa:
Chi non se la ricorda e non l’ha mai canticchiata è una brutta persona 🙂
Mi concentro sui primi fotogrammi, vedo un calciobalilla, un pallone da calcio e due giganteschi e bizzarri joystick. Tutta la vita ludica del maschio medio italiano riassunta in pochi secondi. E non parliamo solo di teenager e adolescenti con l’acne. Il pallone non ha mai avuto età, il calciobalilla è un gioco eterno, e pure la Playstation, con il passare degli anni, si sta addentrando nel territorio degli over 40, ovvero quei ragazzi cresciuti proprio durante il boom dei videogiochi, nati con l’8 bit e diventati maggiorenni con la PS2.
Come abbiamo detto raccontando di meme, questi prodotti funzionano perché accrescono i nostri livelli di dopamina, soddisfanno il nostro desiderio di aggregazione, di competizione, di divertimento. In questo caso oltre all’ormone della felicità entra in campo anche l’adrenalina, quelle scariche elettriche che ci fanno rendere al massimo anche quando siamo stanchi, la sensazione che abbiamo quando, dopo l’ennesima sconfitta, diciamo “ancora una e poi basta”, mettendo giù il pallone sulla terra, facendo rotolare la pallina bianca tra le stecche, o schiacciando su “riavvia partita” alla play.
Stiamo ancora scrivendo di comunicazione, o stiamo forse sconfinando?
Beh, facciamo il punto: abbiamo un video musicale, una canzone, note e strofe che senza dubbio comunicano qualcosa. A me, per esempio, video e musica di PES fanno pensare al relax e a quanto siamo fortunati, nonostante i problemi che spesso ci creiamo da soli. Perché la fortuna, in fondo, sta nel poter scegliere un gioco, anzi nel decidere, a volte, di non giocare. Avere la possibilità di gestire il tempo libero come meglio crediamo. Avere del tempo libero.
Non dimentichiamolo mai, anche se a volte è dura: se state leggendo vuol dire che la vostra vita è ricca e fortunata.
E’ questo, alla fine della fiera e di questo post, che ci comunicano i videogiochi, i calciobalilla nei bar o nel giardino di casa, un pallone in mezzo alla strada che vuole essere preso a calci: finché avremo questi momenti, vorrà dire che stiamo ancora bene.
E che c’è un futuro, anche per i nostri figli, figli che crescono in fretta e che un giorno forse ci insegneranno a giocare a qualcosa di nuovo, facendoci sentire vecchi, magari fuori posto, ma ancora vivi.
E anche allora diremo “ancora una e poi basta”.